Pasta Madre

piccola meditazione semiseria sul pane quotidiano

di Alessandra Rossi Ghiglione e Antonella Enrietto
con Antonella Enrietto
regia Alessandra Rossi Ghiglione

Far da mangiare per la persona amata è il modo più concreto e semplice per dire “ti voglio bene e perciò voglio che tu viva. E viva bene.” (enzo bianchi, il pane di ieri, einaudi)

Cucinare. Piccolo rito quotidiano che nutre di amore e di sacralità la vita. Farlo come una preghiera. Ogni tempo forte dell’anno è segnato da un cibo, da una particolare combinazione di farina acqua sale lievito e qualche altro ingrediente. I cibi tradizionali delle feste, ma anche i cibi che si preparano in molte parti del mondo per chi partecipa a una veglia funebre.
“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” non è sola preghiera dell’uomo di fede, ma è la preghiera dell’uomo. Il bisogno di un pane che nutra il corpo e lo spirito, un cibo che ci riporti dentro al cerchio sacro della vita. Che nasca dalla materia concreta e da una profondità di relazione con la natura e gli uomini.

L’immagine che nasce da queste suggestioni è quella di una veglia funebre allestita nella cucina di una gioiosa e vigorosa antenata, già defunta eppur colta nel momento del suo definitivo passaggio al “dopo”, in un limbo tra vita e morte. Maestra di vita e cuoca sapiente. Taglia, trita e sminuzza, cuoce, prega, medita, racconta, canta, ricorda. Per dire la vita, le sue soglie, i suoi passaggi.

In forma di commedia in cui elementi comici e drammatici, lirici e narrativi si intrecciano, lo spettacolo trae il proprio humus nelle esperienze teatrali attuate nel corso degli ultimi anni, legate ai temi della salute e della cura.

 

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