Senza Carità

Viaggio al termine dell’amore

 

drammaturgia e regia Alessandra Rossi Ghiglione

Con Antonella Enrietto e Luciano Gallo

scene Maurizio Agostinetto

Una donna dell’Est Europa: fa da badante a un uomo giovane disabile, ha una storia di lavoro di cura alle spalle con i vecchi negli ospizi, ha i suoi figli lontani, in estate va a fare la stagionale nei campi di pomodori della Puglia, lì si scontra con la sopraffazione e la violenza dello sfruttamento. Lì si compie una Passione.

Ci sono esperienze che ci toccano, notizie che ci risuonano e questo lavoro nasce sulla scorta di due forti suggestioni che lo hanno ispirato.

La prima è data dalla presenza nelle nostre famiglie e nei luoghi della cura sociale e sanitaria di persone che svolgono per noi – padri e madri – i lavori della cura domestica, della cura dei figli, della cura degli anziani. Badanti. Caregiver. Figure vicarie dell’amore. Lavoranti delle relazioni più intime. Tra tecnica e carità. Vengono spesso da altri paesi, dove hanno lasciato le loro famiglie, i loro figli, i loro vecchi. Abbiamo raccolto i loro racconti da incontri e interviste.

La seconda è una notizia di cronaca apparsa sulla stampa nazionale il 13 settembre 2006, nella quale si riferiva la scomparsa in Italia di numerosi polacchi, per la maggior parte venuti a lavorare nella raccolta dei pomodori del foggiano. Ragazzi, uomini, donne già di mezza età. Alcune di queste donne avevano già lavorato come badanti. La cura, il  limite e la violenza. Questi sono alcuni nodi per noi centrali. Che senso ha parlare di amore per i lavori di cura? C’è cura senza amore? Cosa chiediamo a quelli che ci curano?

Costituito da un prologo, due quadri e un epilogo, come un polittico medioevale, lo spettacolo muove attraverso l’azione drammatica, la narrazione, il canto in una pluralità di toni tra l’ironico e il drammatico, il malinconico e il comico. Come la vita.