2010

Pasta Madre

Piccola meditazione semiseria sul pane quotidiano

durata

60 minuti

destinatari

Un pubblico diversificato per età, background, capitale economico e culturale.

Drammaturgia

Alessandra Rossi Ghiglione e Antonella Enrietto

Regia

Alessandra Rossi Ghiglione

In scena

Antonella Enrietto

La protagonista, seduta al tavolo, ha davanti a sé un piatto di spaghetti al sugo e si accinge a mangiarli

Far da mangiare per la persona amata è il modo più concreto e semplice per dire “ti voglio bene e perciò voglio che tu viva. E viva bene.” – Enzo Bianchi, Il pane di ieri, Einaudi

Cucinare. Piccolo rito quotidiano che nutre di amore e di sacralità la vita. Farlo come una preghiera. Ogni tempo forte dell’anno è segnato da un cibo, da una particolare combinazione di farina, acqua, sale, lievito e qualche altro ingrediente. I cibi tradizionali delle feste, ma anche i cibi che si preparano in molte parti del mondo per chi partecipa a una veglia funebre.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” non è sola preghiera dell’uomo di fede, ma è la preghiera dell’essere umano. Il bisogno di un pane che nutra il corpo e lo spirito, un cibo che ci riporti dentro al cerchio sacro della vita. Che nasca dalla materia concreta e da una profondità di relazione con la natura e gli esseri umani.

L’immagine che nasce da queste suggestioni è quella di una veglia funebre allestita nella cucina di una gioiosa e vigorosa antenata, già defunta eppur colta nel momento del suo definitivo passaggio al “dopo”, in un limbo tra vita e morte. Maestra di vita e cuoca sapiente. Taglia, trita e sminuzza, cuoce, prega, medita, racconta, canta, ricorda. Per dire la vita, le sue soglie, i suoi passaggi.

In forma di commedia in cui elementi comici e drammatici, lirici e narrativi si intrecciano, lo spettacolo trae il proprio humus nelle esperienze teatrali attuate nel corso degli ultimi anni, legate ai temi della salute e della cura.

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